Commento a Sentenza Cassazione Penale, IV sez., n. 15076/2025

L’infermiere responsabile dell’accoglienza dei pazienti in pronto soccorso non è tenuto a effettuare una diagnosi, ma il suo ruolo non si limita alla semplice misurazione dei parametri vitali: per l’assegnazione del codice di emergenza, infatti, è tenuto a prestare attenzione ai sintomi evidenti, che possono manifestarsi anche in un secondo momento. Il codice verde non lo esenta da responsabilità, avendo egli l’obbligo di continuare a monitorare i parametri vitali dei pazienti.

Così ha deciso la Corte di cassazione penale con la sentenza n. 15076 del 12 febbraio 2025, in cui ha confermato la responsabilità di un infermiere che, a seguito di un’erronea valutazione della crisi respiratoria di un paziente asmatico, gli assegnava il codice verde. Questi però, decedeva per arresto cardiaco a causa dell’intervento medico tardivo dovuto proprio all’attribuzione di un codice errato.

Nel caso di specie, la Corte di cassazione ha confermato la sentenza della Corte d’Appello di Firenze, che aveva accertato non solo il mancato rispetto delle linee guida applicabili al caso di specie, ma anche la particolare gravità della condotta dell’infermiere imputato, in quanto caratterizzata da sottovalutazione delle condizioni della paziente e dalla omissione del dovere di monitoraggio che, qualora osservato, avrebbe permesso di avvisare il personale medico dell’aggravarsi delle condizioni della paziente e della necessità di intervenire immediatamente. La Suprema Corte ha, infatti, ribadito che, “l’infermiere è titolare di una posizione di garanzia nei confronti del paziente, gravando sullo stesso un obbligo di assistenza effettiva e continuativa del soggetto ricoverato, atta a fornire tempestivamente al medico di guardia un quadro preciso delle condizioni cliniche ed orientarlo verso le più adeguate scelte terapeutiche”.

L’infermiere, dopo aver attribuito il codice di colore verde alla paziente (che fa riferimento ad una situazione poco critica, consentendo differibilità dell’intervento), non aveva continuato a monitorare le sue condizioni di salute, omettendo così di aggiornare i dati relativi a ossigenazione del sangue e frequenza cardiaca.

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